Come ho già avuto modo di raccontarvi in altri post, a Londra in quanto a musei c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Tra i grandi classici, oltre a British Museum e National Gallery, non può sicuramente mancare il Victoria and Albert Museum, uno dei più importanti musei dedicati all’arte, in ogni sua sfaccettatura, a livello mondiale.
La collezione del V&A Museum comprende infatti più di 2 milioni di manufatti che spaziano dall’architettura alla pittura, dalla scultura alla ceramica, dalla moda ai gioielli passando per il teatro.
Proprio la grande quantità di oggetti, dislocati in ben 145 gallerie che sembrano schiudersi una dietro l’altra come in un’infinita matrioska, la visita del Victoria and Albert Museum può generare un senso di spaesamento (se non di vera e propria confusione!).
Meglio quindi arrivare preparati sugli oggetti, o almeno sulle sale, che si vogliono vedere: in questo post trovate quindi tutti i miei consigli per visitare al meglio il V&A Museum.
Informazioni pratiche per visitare il Victoria and Albert Museum di Londra
Biglietto e orari di apertura
Incredibile ma vero, l’ingresso al Victoria and Albert Museum è completamente gratuito!
Sono a pagamento solamente le mostre temporanee: per vedere se c’è qualcosa che vi può interessare vi rimando al sito ufficiale https://www.vam.ac.uk/whatson
Il Museo è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00 (venerdì fino alle 22.00, anche se alcune gallerie potrebbero chiudere prima).
Come arrivare
Il Victoria and Albert Museum si trova a pochi minuti a piedi dalla fermata della metro di South Kensington servita da Circle, District e Piccadilly Line.
Dalla stazione di South Kensington potete seguire le indicazioni per il tunnel pedonale che vi porterà all’interno del museo con accesso diretto alle sale delle sculture (Rooms 21 – 21a– 22 – 23 – 24) oppure potete utilizzare gli ingressi principali:
- quello storico su Cromwell Road
- quello più moderno su Exhibition Road
Come orientarsi
Il V&A Museum è un vero e proprio labirinto, con la disposizione delle sale che non è sempre lineare ed intuitiva: mettete quindi in conto di perdervi almeno – e dico almeno – un paio di volte, ma anche questo direi che fa parte dell’esperienza.
La cosa migliore da fare è scaricare la mappa dal sito ufficiale o recuperarla in formato cartaceo all’ingresso (suggerita una piccola donazione).
Come potete immaginare non basterebbe una settimana per ammirare ogni singolo pezzo esposto, meglio quindi organizzarsi in anticipo per ottimizzare la visita.

Storia del V&A Museum
Fondato nel 1852 con l’obiettivo di educare il grande pubblico all’arte e al design, il V&A Museum deve la sua nascita proprio al Principe Alberto di cui porta il nome.
Fu proprio lui, dopo la Great Exhibition del 1851 – la prima esposizione internazionale di design e manifattura – a chiedere che i profitti dell’evento venissero utilizzati per sviluppare un distretto culturale di musei e college nella zona di South Kensington, con il V&A Museum che fu la prima di queste istituzioni a vedere la luce.
Per oltre 40 anni fu conosciuto con il nome di South Kensington Museum, ma in occasione della posa della prima pietra del nuovo – ora iconico – edificio in mattoni rossi che segnava l’ampliamento in Cromwell Road, fu rinominato in onore della Regina Vittoria e del Principe Alberto, per commemorare il ruolo avuto nella sua fondazione.
Collezioni permanenti del Victoria and Albert Museum: le sale da non perdere
Le collezioni del Victoria & Albert Museum abbracciano qualcosa come 5.000 anni di creatività umana.
Sono suddivise sia per area geografica (Medioriente, Asia Meridionale, Cina, Giappone, Korea) sia per campo di interesse come ad esempio arte medievale e rinascimentale, arte britannica, vetro e ceramica, oggetti sacri, gioielli, teatro e performance, fotografia e design.
Insomma, ciascuno può trovare pane per i suoi denti, soffermandosi su ciò che gli è più affine e tralasciando invece le sale di meno interesse.
Ci sono però degli imperdibili che non possono proprio mancare in una visita al V&A Museum: vediamo insieme quali sono.

Cast Courts – Level 0 Room 46a/46b
Ovvero le gallerie dei calchi, in una sola parola: spet-ta-co-la-ri!
Pur essendo di fatto dei fake – perché pur sempre di riproduzioni si tratta – è impossibile non venire sopraffatti dalla sindrome di Stendhal di fronte a questi capolavori riuniti tutti insieme.
La maggior parte delle opere raccolte qui parla italiano – troviamo infatti il David di Michelangelo ma anche quello di Donatello, la Porta del Paradiso del Ghiberti, i Pulpiti di Nicola e Giovanni Pisano, la Colonna Traiana solo per citare alcuni nomi – e per noi risulta essere tutto estremamente familiare, ma è pur sempre incredibile ritrovarsi al loro cospetto.




Fun fact: il calco del David di Michelangelo fu inviato alla Regina Vittoria da Leopoldo II, Granduca di Toscana, presumibilmente nel tentativo di placare gli inglesi dopo il suo rifiuto di prestare alla National Gallery un dipinto di Domenico Ghirlandaio.
La Regina, scioccata dalla nudità del David, chiese che venisse realizzata una foglia di fico da apporre in occasione delle visite dei dignitari.
Ebbene, oggi la foglia di fico è stata rimossa ma è diventata anch’essa un pezzo forte della collezione: provate a cercarla!
The Raphael Cartoons – Level 0 Room 48
Sarà l’atmosfera, con il blu notte delle pareti, sarà ça va sans dire lo stile inconfondibile di Raffaello, ma questa per me è la sala più emozionante del V&A Museum.
I Cartoni di Raffaello sono una serie di sette disegni per arazzo realizzati in scala reale per la Cappella Sistina del Vaticano.
Commissionati nel 1515 da Papa Leone X, raffigurano episodi delle vite degli apostoli Pietro e Paolo: mentre tutti e quattro i cartoni che raffigurano la vita di San Pietro sono arrivati fino a noi, solo tre dei sei cartoni incentrati su San Paolo sono sopravvissuti.

Sono considerati uno dei più grandi tesori del Rinascimento conservati qui nel Regno Unito e furono acquistati nel 1623 da Re Carlo I, dopo che da Bruxelles – dove furono utilizzati come base per gli arazzi – se ne persero le tracce fino a riapparire misteriosamente a Genova.
Diventati di fatto proprietà della Corona, vennero conservati per un periodo ad Hampton Court, poi a Buckingham House, a Windsor e infine di nuovo ad Hampton Court, prima di trovare definitiva sistemazione al V&A Museum dal 1865.
Jewellery – Level 1 Rooms 91/92/93
Il V&A ospita una delle più belle e complete collezioni di gioielli al mondo: oltre 3.000 luccicosissimi pezzi raccontano la storia della gioielleria in Europa, dall’antichità ai giorni nostri.
Tra i pezzi più importanti figurano un pettorale celtico d’oro, i ciondoli gioiello regalati da Elisabetta I ai suoi cortigiani, i diamanti indossati da Caterina la Grande di Russia, così come i gioielli in stile art-nouveau di Réné Lalique e le tiare di diamanti di Cartier.

Ma il pezzo forte della collezione è indubbiamente la coroncina di zaffiri e diamanti della Regina Vittoria, disegnata dal Principe Alberto in persona nel 1840, anno del loro matrimonio.
Un pegno d’amore diventato poi anche simbolo di status reale: la coroncina fu infatti indossata nel primo ritratto ufficiale di una giovane Regina Vittoria.
Realizzato da Franz Xaver Winterhalter nel 1842, il ritratto divenne presto una delle immagini più rappresentative della Regina.


Fashion Gallery – Level 0, Room 40
La più grande e completa collezione di abiti al mondo.
Tra i pezzi chiave un abito mantua del XVIII secolo, uno dei tailleur di Margaret Tatcher, il celebre Evening coat che porta la firma di Elsa Schiaparelli e Jean Cocteau, così come gli iconici abiti di Alexander McQueen.
La collezione comprende anche un’ampia gamma di accessori provenienti da tutto il mondo, tra cui calzature e cappelli, con lo Shoe Hat Schiaparelli che ne rappresenta la sintesi perfetta.

Fino al 6 aprile 2025 la Fashion Room ospita la mostra temporanea Naomi in Fashion, dedicata alla carriera della modella più famosa di tutti i tempi
Cosa vedere al V&A Museum: 5 oggetti (+1) da non lasciarsi scappare
Dopo aver visto le sale imperdibili, vi propongo di andare alla ricerca di questi 5 oggetti (+1) da non lasciarsi scappare durante una visita al V&A Museum.
Ice Blue and Spring Green Chandelier – V&A Rotunda
Impossibile non notarlo, soprattutto se si entra al V&A dall’ingresso di Cromwell Road.
Il lampadario progettato da Dale Chihuly colpisce per i suoi colori intensi che, grazie a un gioco di luci e ombre, generano un senso di movimento.
Anche in questo caso, per noi italiani è facile riconoscere l’impronta veneziana ed infatti Chihuly lavora il vetro soffiato proprio ispirandosi alle tecniche storiche delle vetrerie di Murano.



The Three Graces by Antonio Canova – Level 0 Room 22
Tra i capolavori della scultura neoclassica europea, Le Tre Grazie furono scolpite da Antonio Canova tra il 1814 e il 1817 per un collezionista inglese, il Duca di Bedford.
Questo gruppo scultoreo, raffigurante le tre sorelle mitologiche figlie di Zeus, era in realtà la seconda versione di un’opera commissionata da Joséphine de Beauharnais – prima moglie di Napoleone – e oggi conservata all’Hermitage di San Pietroburgo.
Le due opere non sono tuttavia identiche: per la seconda versione – a quanto pare preferita anche dallo stesso Canova – il materiale fu cambiato da marmo venato a marmo bianco, il pilastro da quadrato a rotondo e la figura centrale fu dotata di una vita leggermente più ampia.

Quel che è certo è che divenne presto una delle sculture europee più famose dell’epoca per, come scrisse il Duca stesso, “quell’aspetto di viva morbidezza dato alla superficie del marmo, che sembra voler cedere al tatto“.
E in effetti ancora oggi non si può che rimanere incantati dalla maestria del Canova.
Tippoo’s Tiger – Level 0 Room 41
È uno degli oggetti più famosi e singolari del V&A Museum.
La Tippoo’s Tiger fu realizzata per Tipu Sultan, sovrano di quello che era conosciuto come il Regno di Mysore, nell’India meridionale.
Si tratta di un semi-automa in legno a grandezza quasi naturale: risalente al 1793, raffigura una tigre nell’atto di sbranare un soldato europeo.
All’interno del corpo della tigre, una manovella consente di azionare un meccanismo che fa contemporaneamente sollevare e abbassare il braccio dell’uomo, producendo anche dei rumori che imitano i suoi gemiti in punto di morte.

La tigre era il simbolo personale di Tipu Sultan, apertamente ostile al dominio britannico: dopo essersi opposto a diverse incursioni dell’esercito della Compagnia delle Indie Orientali, venne ucciso proprio durante l’attacco finale sferrato alla capitale Seringapatam.
Il tesoro di Tipu fu poi diviso sul posto tra i soldati in base al grado, ma la tigre di legno fu spedita a Londra dal colonnello Arthur Wellesley, futuro Duca di Wellington.
Ardabil Carpet – Level 0 Room 42
Tutti pazzi…per un tappeto!
Ma non si tratta di un tappeto qualsiasi: il Tappeto di Ardabil è infatti probabilmente il più antico tappeto al mondo, nonché uno dei più grandi.
L’intera superficie è decorata con un unico disegno perfettamente integrato: un’impresa impressionante se si considerano le sue imponenti dimensioni.
Venne realizzato tra il 1539 e 1540 nella città di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran, luogo di sepoltura del leader sufi Shaykh Safi al-Din Ardabili e diventato ben presto meta di pellegrinaggio.

Nel 1843 il tappeto si trovava ancora nel santuario di Shaykh Safi al-Din, quando venne visto da alcuni visitatori britannici.
Circa 30 anni dopo, il santuario venne danneggiato da un terremoto e il tappeto fu venduto a una ditta di tappeti di Manchester, che a sua volta lo mise in vendita nel 1892 prima di essere acquistato dal V&A nel 1893 alla cifra di 2.000 £.
Riparato da una grande teca di vetro, viene illuminato solamente per 10 minuti ogni ora per preservarne la vivacità dei colori.
The Great Bed of Ware – Level 1 Room 58
Il grande letto a baldacchino è tra i tesori più preziosi del V&A.
Largo più di tre metri, è l’unico esempio conosciuto di letto di queste dimensioni: costruito intorno al 1590, fu probabilmente realizzato come attrazione turistica per una locanda di Ware, nell’Hertfordshire.
Ware si trovava infatti a un giorno di viaggio da Londra e rappresentava una comoda sosta per la notte per i viaggiatori diretti a Cambridge o ancora più a nord.

Gli ospiti usavano incidere le loro iniziali nel legno o applicare sigilli di cera rossa per indicare di aver trascorso la notte nel letto, segni ancora oggi visibili.
Il letto divenne così famoso che nella commedia di Shakespeare La Dodicesima notte o quel che volete, uno dei personaggi descrive un foglio di carta come “… abbastanza grande per il letto di Ware“.
(+1) Jim e Tycho, cani fedeli
In un angolo del John Madejski Garden, il cortile centrale del museo, due piccole targhe ricordano i più celebri cagnolini dell’Inghilterra vittoriana: Jim e Tycho.
Jim era il fedele e amato compagno di Sir Henry Cole, primo direttore del V&A.
Lo Yorkshire terrier accompagnava Cole in tutti i suoi appuntamenti di lavoro, viaggi all’estero compresi, e divenne così famoso che nel 1871 si guadagnò un ritratto accanto al suo padrone sulle pagine di Vanity Fair.

Purtroppo, il 30 gennaio 1879 Jim morì per una combinazione di asma e ipotermia durante una passeggiata invernale.
Cole era così affranto che nel giardino del cortile centrale del “suo” museo fu eretta una targa commemorativa per Jim, che è possibile vedere tuttora.



Il caffè più bello di Londra? Si trova qui al V&A Museum
I musei londinesi sono avanti anni luce anche per quanto riguarda i punti ristoro.
In particolare il V&A ospita quello che è considerato il primo caffè al mondo realizzato all’interno di un museo.
Costituito in realtà da tre stanze attigue che prendono il nome dai rispettivi architetti – Gamble, Poynter e Morris Room – fu realizzato nel 1868 su modello dei caffè parigini.

Ciascuna di queste stanze è decorata con uno stile diverso e sono una più bella dell’altra: dal revival rinascimentale della Gamble Room, all’atmosfera internazionale della Poynter Room, fino al ricco eclettismo della Morris Room.
Insomma non dimenticate di passare anche da qui!
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