Dopo avervi parlato del trekking al Rifugio Quinto Alpini, in questo post vi racconto un’altra bellissima escursione da non perdere in Alta Valtellina.
Si parte dal Rifugio Forni, sopra l’abitato di Santa Caterina Valfurva, per un panoramico giro ad anello che vi porterà prima ai piedi del Ghiacciaio dei Forni e poi al Rifugio Branca passando per ben due ponti tibetani.
Zaino in spalla, via che si va!
Dati tecnici sentiero glaciologico dei Forni
- Punto di partenza: Rifugio Forni, Santa Caterina Valfurva
- Punto di arrivo: Ghiacciaio dei Forni e Rifugio Branca seguendo il sentiero glaciologico alto
- Dislivello: 500 metri
- Altezza massima: Punto panoramico con i resti delle fortificazioni della Grande Guerra a 2.520 metri di altitudine
- Durata: circa 2 ore e mezzo per arrivare al Rifugio Branca + 40 minuti per rientrare al Rifugio Forni
- Difficoltà: E – Escursionistica
Dal Rifugio Forni al Ghiacciaio dei Forni per il sentiero glaciologico alto e i ponti tibetani
Punto di partenza del trekking al Ghiacciaio dei Forni è il Rifugio Forni dove è presente un ampissimo parcheggio.
Il Rifugio Forni si trova sopra l’abitato di Santa Caterina Valfurva: la strada per accedervi è soggetta ad un ticket giornaliero di 5€, da pagare alle casse automatiche ben segnalate all’imbocco della strada (quando siamo stati noi non accettavano monete e banconote, ma solo carta/bancomat).
Parcheggiata la macchina, si scende verso il torrente e attraversato il ponte si può decidere se imboccare il sentiero glaciologico basso oppure quello alto, più lungo ma decisamente più panoramico.
Seguendo quindi il sentiero glaciologico alto, segnavia n.520, si inizia pian piano a salire in un bosco profumatissimo dove fanno capolino cespugli di mirtilli e rododendri in fiore.
Il panorama è fin da subito spettacolare e si intravede in lontananza anche il Ghiacciaio dei Forni.
Superato un tratto in falsopiano, dove bisogna guadare più volte dei torrentelli, si arriva al punto panoramico più alto dell’intero percorso, a quota 2.520 metri di altitudine.
Qui si trovano tra l’altro resti di trincee e baraccamenti della Grande Guerra e la vista sul Ghiacciaio dei Forni è incredibile.
Il Ghiacciaio però è ancora lontano e per raggiungerlo dobbiamo scendere verso la vallata morenica, affrontando con un po’ di attenzione alcune grandi rocce levigate dall’acqua.
Poco oltre, un primo ponte tibetano ci consente di superare l’ansa di uno dei torrenti che sgorgano dalla fronte del Ghiacciaio.
Da qui una traccia sulla destra, anche se non molto evidente, permette di avvicinarsi alla lingua di ghiaccio e ammirare da vicino questo straordinario gigante percependone al contempo sia la maestosità che la sofferenza.
Il Ghiacciaio dei Forni era il più grande ghiacciaio vallivo italiano e l’unico di tipo himalayano ovvero originato da tre lingue glaciali diverse: scrivo “era” perché oggi si estende per poco meno di 11 km² e negli ultimi 150 anni la sua superficie si è ridotta di circa del 36%, con la lingua glaciale – che prima si spingeva fino a quote prossime ai 2000 metri di altitudine – arretrata di circa 2 km.
Rifugio Branca e rientro al Rifugio Forni
Dopo aver scattato tutte le foto che una meraviglia del genere merita, occorre tornare sui propri passi fino a raggiungere il secondo ponte tibetano.
Una volta attraversato inizia la discesa verso il Rifugio Branca, dove bisogna affrontare un breve tratto su roccette in cui prestare attenzione perché è facile scivolare.
In pochi minuti si raggiunge il piccolo laghetto di Rosole proprio sotto al Rifugio Branca che ormai è sempre più vicino: per raggiungerlo ci basterà infatti affrontare un’ultima salita.
Il Rifugio Branca si trova a quota 2.493 metri di altitudine e una sosta pranzo qui è d’obbligo: io vi consiglio gli gnocchetti di polenta allo scimudin, formaggio tipico di Bormio.
Per il rientro si può decidere di seguire la (ripida) carrozzabile oppure completare il giro ad anello seguendo il sentiero glaciologico basso, segnavia n. 524, che in meno di un’ora ci ricondurrà al Rifugio Forni e al parcheggio.
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